14 febbraio 2018
Basilica Cattedrale
Omelia alla Celebrazione delle Ceneri
Durante la processione d’ingresso, ho notato sulla bacheca all’ingresso della Cattedrale un manifesto col titolo: “Dio ti ama così come sei”. E’ vero, il Signore ci ama così come siamo, ma io aggiungerei: “Se diventi migliore, più buono, Dio è più contento”.
Il senso della celebrazione delle Ceneri, che apre il Tempo Santo della Quaresima, è proprio quello di cogliere l’occasione che Dio ci pone innanzi. Come ci dice San Paolo: “E’ il momento favorevole, il giorno della salvezza”, il tempo che devi utilizzare per migliorarti. Cristo si è fatto uomo, si è addossato il peccato per te, perché tu possa risorgere dal male e ridiventare luce come Dio ti ha creato.
Il tempo passa; man mano che ci si fa anziani si ha l’impressione che il tempo scorra più velocemente, mentre per i giovani sembra scorra più lentamente perché in attesa del futuro, nel tentativo di avvicinarlo. Ma esso passa per tutti allo stesso modo.
È passato poco tempo dalla celebrazione del Mistero dell’Incarnazione di Gesù – il Natale – e siamo già alla vigilia del grande evento della Pasqua. La Liturgia non è estranea al cammino del tempo: il Tempo di Avvento: l’attesa della seconda venuta del Signore, poi la Quaresima: l’attesa nella preparazione alla Pasqua, il dono dello Spirito Santo: la Pentecoste, il Tempo ordinario prima e dopo la Quaresima: il cammino che Gesù, come Dio fatto uomo, ci ha donato insieme con i suoi discepoli nei tre anni della sua vita pubblica. Simbolicamente, in un anno liturgico, viviamo l’intera storia della Salvezza.
La viviamo in pienezza se capaci di entrare nell’ascolto della Parola e nella ricezione dei sacramenti con lo spirito vivace di chi si accosta alla Liturgia e al Mistero che celebra come una spugna che deve assorbire e rendere propria la ricchezza che viene da Dio.
Nel Salmo 89 preghiamo: “Signore insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Che cosa intende dire l’autore sacro con le parole: “Insegnaci a contare i giorni”? Non certamente a essere pronti a dire subito quanti anni abbiamo, altrimenti non avrebbe parlato di giungere alla sapienza del cuore. L’autore ispirato vuol dirci di vedere e vivere la precarietà dell’esistenza in modo da poter dare il giusto valore al tempo che il Signore ci ha donato di vivere su questa terra.
Oggi abbiamo iniziato la celebrazione senza l’atto penitenziale, senza il Confesso e senza recitare o cantare il Kyrie eleison (Signore pietà), perché lo vivremo nell’imposizione delle sacre ceneri con la formula “Convertiti e credi al Vangelo”, che è il centro della predicazione di Gesù, l’annuncio del Regno, oppure con l’altra, quella che ci ricorda la precarietà dell’esistenza e che ci invita a contare i giorni per giungere alla sapienza del cuore: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”.
Nella prima lettura di oggi, il Profeta Gioele ci invita: “Laceratevi il cuore e non le vesti”. Frase che è forse la sintesi di tutta la predicazione profetica dell’Antico Testamento. Non è il gesto esteriore del culto, anche se è una cosa alta perché porta alla contemplazione di Dio che cambia la nostra esistenza e ci rende migliori. Dobbiamo lacerarci il cuore, cioè eliminarvi le cose che sono diventate marce e farle risorgere. Il profeta Ezechiele parlava del trapianto di cuore “Vi toglierò il cuore di pietra e vi metterò un cuore di carne”. Il cambiamento del cuore è una cosa importantissima che è il frutto del momento del culto ed anche di quello del digiuno e dell’elemosina. Le indicazioni per la Quaresima le ha date Gesù nel Vangelo: “La preghiera, l’elemosina, il digiuno” da vivere nell’essenzialità e nel segreto.
Non so se avete letto il messaggio del Papa per la Quaresima 2018, se non lo aveste fatto, v’invito a farlo. In esso il Papa ci dona tanti spunti di riflessione per trascorrere bene la Quaresima che oggi iniziamo e che termineremo la mattina del Giovedì Santo per poi vivere – nella santa Liturgia – il Triduo Pasquale e la Gloria della Risurrezione. Papa Francesco ci ricorda che Dante Alighieri nella Divina Commedia, quando racconta il suo viaggio all’inferno, presenta il diavolo (Lucifero), seduto su di un trono di ghiaccio. Il ghiaccio è la tomba dell’amore, non c’è vita in esso. Noi potremmo rischiare di diventare uomini e donne di ghiaccio, freddi e incapaci di voler bene o nell’inseguire progetti che sono diversi da quelli di Dio.
La Quaresima ci dia la capacità e la forza – iniziando dal gesto penitenziale che tra poco celebreremo – di prepararci degnamente alla Gloria della Pasqua, diventando per noi e per gli altri annunziatori della Verità del Vangelo: “Il Signore ti ama come sei”, impegniamoci ad essere come Lui desidera che noi siamo.
✠ Salvatore, arcivescovo