Brevi note della Segreteria Generale
(27 aprile – 3 maggio 2020)
“Diverse voci risuonano dentro di noi. C’è la voce di Dio, che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male… La voce di Dio non obbliga mai: Dio si propone, non si impone… La voce di Dio ci corregge, con tanta pazienza, ma sempre ci incoraggia, ci consola: sempre alimenta la speranza. La voce di Dio è una voce che ha un orizzonte… La voce di Dio parla al presente: “Ora puoi fare del bene, ora puoi esercitare la creatività dell’amore, ora puoi rinunciare ai rimpianti e ai rimorsi che tengono prigioniero il tuo cuore”. Ci anima, ci porta avanti, ma parla al presente: ora… La voce di Dio non promette mai la gioia a basso prezzo: ci invita ad andare oltre il nostro io per trovare il vero bene, la pace… In questo tempo tanti pensieri e preoccupazioni ci portano a rientrare in noi stessi. Prestiamo attenzione alle voci che giungono al nostro cuore. Chiediamoci da dove arrivano. Chiediamo la grazia di riconoscere e seguire la voce del buon Pastore… La Madonna, Madre del buon Consiglio, orienti e accompagni il nostro discernimento”.
Così Papa Francesco nel Regina Caeli di questa domenica, in cui si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Al riguardo, l’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni ha predisposto un Sussidio per la veglia di preghiera. Anche l’Ufficio Liturgico Nazionale offre una traccia di preghiera in famiglia.
Il Santo Padre ha anche accolto la proposta dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana di fissare per giovedì 14 maggio una giornata di preghiera, di digiuno e di opere di carità, invitando i credenti di tutte le religioni a implorare Dio di aiutare l’umanità a superare la pandemia di coronavirus.
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All’indomani della ferma Nota di domenica 26 aprile, la Segreteria Generale ha continuato la sua interlocuzione con la Presidenza del Consiglio e con il Comitato Tecnico-Scientifico, valorizzando sia momenti informali che incontri ufficiali.
All’interno di una collaborazione – che ha dato modo di confrontarsi più volte con gli esperti che stanno offrendo la loro consulenza scientifica al Governo – si è nuovamente condiviso un percorso di modalità con cui assicurare alla Chiesa il diritto di esercitare la sua missione, senza sottovalutare la comune preoccupazione per la pandemia.
In questo clima, agevolato dalla disponibilità fattiva del Ministro dell’Interno e del Prefetto del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, in un primo momento si è lavorato per un testo che offrisse alle diverse confessioni e religioni presenti nel Paese le indicazioni per le esequie, la cui possibilità – da Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 26 aprile – è prevista a partire dal 4 maggio.
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Visto che la ristrettezza dei tempi non permetteva di ottenere un quadro sistematico, il Ministero ha suggerito di procedere per quesiti. Si giunge così giovedì 30 aprile a un testo, dove si legge: “La forma liturgica della celebrazione rientra nella competenza dell’autorità ecclesiastica, secondo un prudente apprezzamento legato alle diverse situazioni nei vari territori, le tradizioni e le consuetudini locali”. Tutto questo – ribadisce il Ministero – nel rispetto della “tutela della salute pubblica e l’esigenza di non vanificare gli importanti sforzi fin qui compiuti”, per cui “ancora nella situazione attuale richiede la limitazione di diversi diritti costituzionali, fra i quali anche l’esercizio della libertà di culto”.
Al fine di assicurare questa priorità, vengono condivise alla Segreteria Generale alcune disposizioni di carattere sanitario, che costituiscono la Nota complementare, inviata poche ore dopo il testo del Ministero. Tra queste, quella su cui si è da subito reagito, considerandone l’impraticabilità, riguardante la necessità che “prima dell’accesso in chiesa dei partecipanti alle esequie funebri, sia garantita da un addetto alla sicurezza la misurazione della temperatura corporea, attraverso un termometro digitale o un termo-scanner”. Una “disposizione richiesta anche per le celebrazioni all’aperto”, finalizzata a “bloccare l’accesso a chi risulti avere una temperatura corporea superiore ai 37,5°C”.
Sabato 2 maggio, all’interno di una nuova riunione, la Segreteria Generale è tornata a rappresentare l’oggettiva complessità per le parrocchie di corrispondere alla richiesta, relativa alle celebrazioni delle esequie, di dotarsi di strumenti (termo-scanner e/o termometri digitali) per la rilevazione della temperatura corporea. Si è fatto leva anche sulla responsabilità di ciascuno: il dramma della pandemia ha modificato i comportamenti sociali, rendendo tutti maggiormente consapevoli del pericolo a cui ci si espone quando si sottovalutano le misure poste a tutela della salute pubblica.
Il confronto ha portato a superare questa problematica, con il Comitato Tecnico-Scientifico che ha accolto la richiesta di rivedere l’indicazione data giovedì scorso, trasformandola nella raccomandazione di “sollecitare i parroci, affinché contribuiscano a sensibilizzare i fedeli a porre la massima responsabilità per non esporre se stessi e altri a eventuali contagi. Di qui, l’esplicita richiesta di rimanere a casa a quanti presentano una temperatura corporea oltre i 37,5°C, di non accedere alla chiesa e di non partecipare alle celebrazioni esequiali in presenza di sintomi di influenza o quando vi sia stato contatto con persone positive a SARS-COV-2 nei giorni precedenti”. L’aggiornamento è stato condiviso ai Vescovi dal Segretario Generale appena terminata la riunione.
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Sabato 2 maggio la Segreteria Generale è stata invitata dal Presidente del Consiglio a partecipare a Palazzo Chigi a un incontro, in cui sono intervenuti anche i membri del Comitato Tecnico-Scientifico, chi in presenza e chi collegato dalla sede della Protezione Civile come da alcune località all’estero.
La Segreteria Generale si è focalizzata sulla presentazione di una bozza di lavoro per giungere a alla ripresa della vita comunitaria e sacramentale, a partire dalla partecipazione del popolo alla S. Messa.
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Il testo nelle settimane precedenti era già stato oggetto di analisi e confronto tra le parti, quindi modificato alla luce delle osservazioni ricevute e, insieme, della necessità di mantenerlo “sostenibile” anche per la parrocchia più semplice.
Su questo sfondo, si sono messe in fila le necessarie misure di sicurezza, cui ottemperare con cura, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica: dalle modalità di accesso individuale alla chiesa – che in questa fase di transizione resta contingentato – al rispetto del distanziamento previsto dalle indicazioni sanitarie, dall’uso di idonei dispositivi di protezione personale a indicazioni per l’igiene degli ambienti, degli utensili e delle suppellettili.
Il testo ha riscontrato un generale apprezzamento, pur con rilievi diversi, scaturiti essenzialmente dalla preoccupazione che la ripresa delle attività e, quindi, della circolazione di persone favorisca una ripresa della pandemia.
L’incontro si è concluso con una condivisione delle linee di un accordo, che nei prossimi giorni sarà perfezionato per le vie informali, per giungere poco dopo la metà di maggio ad essere definito in un Protocollo. Tenendo conto dell’evoluzione della curva epidemiologica, la prospettiva è quella di tornare alle celebrazioni con il popolo durante l’ultima settimana del mese.
Il Cardinale Bassetti – che nel corso della mattinata aveva incontrato il Santo Padre – nell’esprimere la sua soddisfazione e il ringraziamento tanto alle Autorità governative che al Comitato Tecnico-Scientifico, in un comunicato ha sottolineato che “come Chiesa abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più esposti”. Nel contempo, ha ribadito “l’importanza che non si abbassi la guardia, ma – come abbiamo ripetuto in questi mesi – si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”. In conclusione, ha assicurato al Paese “la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”.
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Lunedì 27 aprile il Garante per la protezione dei dati personali ha risposto al quesito sottopostogli dalla Segreteria Generale, relativo alla possibilità di condivisione tra Comuni ed Enti del Terzo Settore di dati relativi agli assistiti.
La Nota, che a titolo esemplificativo cita le realtà ecclesiali delle Caritas, è disponibile sul sito dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici.
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Mercoledì 29 aprile, guidato dal Segretario Generale della CEI Mons. Stefano Russo, si è tenuto un incontro in modalità di videoconferenza con l’Ufficio del Commissario straordinario per la Ricostruzione, avv. Giovanni Legnini. Ha visto la partecipazione,
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oltre che dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto, dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici con i propri consulenti e dei Vescovi rappresentanti delle quattro regioni ecclesiastiche coinvolte dal terremoto del Centro Italia: S.Emin. Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo dell’Aquila; S.E. Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Rieti; S.E. Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia; S.E. Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo di Fermo.
Al fianco dei Vescovi erano presenti alcuni tecnici, che stanno accompagnando le Diocesi in questo percorso. L’incontro è stato l’occasione per fare il punto della situazione a proposito della ricostruzione degli edifici di culto nelle terre del Centro Italia, in un tempo in cui l’emergenza sicurezza legata al Coronavirus ha determinato il fermo dei cantieri e l’interruzione delle procedure relative all’ord. 84/2019.
Al Commissario sono state presentate da parte del Segretario Generale e dei Vescovi le problematiche che continuano a rendere molto faticoso il percorso della ricostruzione; allo stesso tempo, si è chiesta una risposta alla proposta presentata dalla CEI lo scorso 23 marzo – che accoglieva istanze provenienti dalle Diocesi – relativa a una semplificazione delle procedure riguardante alcuni aspetti dell’ord. 84/2019.
Il Commissario Legnini, che per la prima volta si incontrava con un’assemblea rappresentativa delle Diocesi, ha dichiarato la sua intenzione di spendersi per favorire lo sblocco di quelle situazioni che fino ad oggi hanno reso complessa l’attuazione delle procedure e, di conseguenza, lenta la ricostruzione delle chiese e degli edifici di culto danneggiati dal Sisma del 2016. L’intenzione è quella di ricondurre in modo più evidente le procedure riguardanti la ricostruzione delle chiese al percorso di natura privatistica. Nel giro di una settimana, il Commissario Legnini, nel rispetto del percorso fin qui fatto, sottoporrà all’attenzione della CEI e delle Diocesi una proposta di modifica del percorso legislativo, tesa a rendere più veloci ed efficaci le procedure e la conseguente ricostruzione.
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Prosegue l’interlocuzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
In un primo ambito, la Segreteria Generale sta seguendo la probabile conclusione del percorso relativo al Regolamento degli Enti del Terzo settore.
Un secondo ambito è quello che la vede accompagnare in particolare un emendamento al “Decreto Aprile”, allo scopo di estenderne i benefici anche “agli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, che svolgono attività di interesse generale non in regime d’impresa”. L’approvazione è attesa nei prossimi giorni.
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Sul fronte delle scuole paritarie, nonostante il moltiplicarsi degli appelli – tra questi, un articolo curato dal Cesen (Centro studi sugli enti ecclesiastici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) – e l’impegno di religiosi, religiose e associazioni di genitori, sostenuti dalla Segreteria Generale, i risultati non corrispondono alla gravità della situazione. È con questa preoccupazione che si guarda al “Decreto Aprile”, nonostante le promesse di includervi alcune misure di sostegno a queste realtà.
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“Contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova”. Lo ha sottolineato Papa Francesco nella Lettera in cui ha proposto di “riscoprire la bellezza di pregare il Rosario a casa nel mese di maggio”.
Con un Atto di affidamento, compiuto significativamente presso la Basilica del Santuario di Caravaggio, venerdì 1 maggio, la Chiesa italiana ha posto sotto la protezione della Vergine Maria le famiglie, i malati e quanti li assistono, le persone preoccupate per il lavoro, i governanti, il Santo Padre e l’intero Paese.
Per rilanciare la preghiera del Rosario, l’Ufficio Liturgico Nazionale ha preparato un Sussidio da utilizzare in casa da soli o con qualche familiare, oppure personalmente in chiesa.
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Nel giorno dell’Atto di affidamento dell’Italia a Maria, mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Cei, riflette sul significato di questo gesto per la comunità ecclesiale e civile.
Intervistato per i media della Cei dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, mons. Russo spiega la posizione dei Vescovi italiani riguardo alle disposizioni contenute nell’ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla luce dell’invito del Papa alla prudenza e all’obbedienza, e illustra a che punto è l’interlocuzione con il governo per l’elaborazione del Protocollo per le celebrazioni eucaristiche. Infine, si sofferma sul valore della festa dei lavoratori, in un tempo in cui il mondo del lavoro è messo a dura prova dall’emergenza sanitaria, gettando uno sguardo al domani che chiama in causa la responsabilità di ciascuno.
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Si chiama “Aperto per ferie” ed è il Progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia, messo a punto dalla Segreteria Generale attraverso il Servizio Nazionale per la pastorale giovanile.
Nasce dal rilievo di alcuni precisi bisogni: i genitori, che dovranno tornare al lavoro, si misurano con la necessità di affidare i propri figli a qualcuno, dopo le molte settimane in cui sono stati costretti a rimanere a casa; gli adolescenti, a loro volta, con la sospensione della scuola si sono trovati con lunghi tratti di tempo senza finalità e senza impegno. Si avverte, inoltre, il bisogno di non rinunciare a oltranza alle attività educative dell’oratorio, naturalmente nella consapevolezza che la pandemia chiederà di assumerle con modalità nuove, nel rispetto delle indicazioni sanitarie.
La proposta intende rimettere in relazione fra loro bambini e ragazzi, responsabilizzare gli adolescenti nel ruolo di animatori, ripensare la forma della funzione dell’oratorio. Si articola per “fasi”, così da riuscire a intercettare e valorizzare gli spazi che gradualmente si apriranno: da proposte di attività gestite via web a successive attività all’aperto, puntando sempre su piccoli gruppi, che vedano l’animazione di adolescenti – opportunamente formati – e la presenza educativa di
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giovani. E, comunque, nel rispetto delle regole che verranno disposte a tutela della salute di tutti.
Nelle prossime settimane il Progetto avrà uno sviluppo attraverso la stesura di strumenti che ne permettano la fattibilità. È stato condiviso con gli incaricati regionali di pastorale giovanile di tutte le regioni ecclesiastiche italiane oltre che con i rappresentanti delle Associazioni e dei Religiosi e delle Religiose che hanno a cuore l’oratorio e partecipano a vario titolo al Forum degli oratori italiani, tavolo di lavoro permanente che fa riferimento al Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana.
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Nei prossimi giorni sarà pubblicato una riflessione dell’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, che sottolinea l’urgenza di attivare tavoli di progettazione territoriali che vedano la comunità ecclesiale a disposizione del territorio nella comunione di intenti e di progetti.
La proposta punta a coinvolgere le realtà educative, sportive e turistiche, soprattutto quelle di ispirazione cristiana, perché progettino, organizzino e realizzino percorsi lungo gli antichi e nuovi Cammini, sia per fasce d’età sia specificatamente per famiglie, fermo restando l’obbligo a rispettare tutte le norme di distanziamento e contenimento della pandemia.
Nella proposta dell’Ufficio intende essere un concreto invito a declinare al futuro il #restateacasa con un entusiasmante #rESTATEincammino.
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Il Vangelo letto dai genitori ai figli, commentato insieme, utilizzato come spunto per la preghiera personale, può rendere sempre più la famiglia luogo primario dell’evangelizzazione, come la Chiesa italiana afferma ormai da tempo. Si riesce così a fare delle restrizioni e delle limitazioni di questo periodo una possibilità, accendendo in tante famiglie la fiamma della fede e del Vangelo.
Nascono così le schede di Chiesa domestica, curate dall’Ufficio Catechistico Nazionale, dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia, dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio Nazionale di pastorale giovanile. Intendono essere strumento di preghiera e riflessione, che rimanda alla fonte stessa di tutta l’azione catechistica: la Scrittura. Le tracce offerte presentano, di volta in volta, il testo del Vangelo della domenica, un commento di tipo pastorale, alcune note catechistiche e azioni pratiche da compiere nelle proprie case.
Accanto a quelle per la famiglia, anche la proposta di un percorso per bambini e ragazzi e, quindi, di uno dedicato ad adolescenti e giovani.
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Come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri di ascolto e nei servizi delle Caritas? Come mutano gli interventi e le prassi operative sui territori? Quale è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori?
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I dati del primo monitoraggio condotto da Caritas Italiana si riferiscono a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale. Si conferma il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza.
Accanto alla crescita delle richieste di aiuto – da quello materiale al sostegno psicologico, all’orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro – un dato confortante è il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale che nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli.
Il monitoraggio conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65, rimasti inattivi per motivi precauzionali.
Purtroppo 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi.
Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.
A tutto questo si aggiungono le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria.
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Sabato 2 maggio il Cardinale Presidente ha comunicato l’approvazione delle determinazioni circa la ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille IRPEF per l’anno 2020, a seguito della votazione, indetta ai sensi dell’articolo 9 § 2 dello Statuto della CEI su proposta della Presidenza, avuto il consenso del Consiglio Episcopale Permanente.
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In considerazione dell’attuale situazione di emergenza sanitaria, il Santo Padre ha stabilito che, per quest’anno 2020, la colletta per l’Obolo di San Pietro, che tradizionalmente si svolge intorno alla solennità dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno,
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sia trasferita in tutto il mondo a domenica 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi.
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Nella settimana gli accessi al sito https://chiciseparera.chiesacattolica.it, in termini di visite singole, hanno mantenuto il trend costante attestandosi intorno ai 34mila.
Il punto di forza del portale restano le iniziative delle Chiese locali che, oltre a creare dinamicità nella home page, rappresentano un importante concretizzazione della comunione che si realizza nella comunicazione: 1.350 ad oggi le condivisioni tra notizie, buone pratiche, sussidi per la preghiera personale e familiare, riflessioni e video; nel mese di aprile sono state oltre 780.
Per quanto riguarda i profili social ufficiali della CEI, nell’ultima settimana hanno raggiunto poco più di 2 milioni di persone con più di 770mila interazioni (commenti e reazioni). In 7 giorni, le visualizzazioni dei video sono state 750mila.
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Dopo oltre cinquanta giorni di chiusura, da lunedì 4 maggio – in relazione al DPCM del 26 aprile, che prevede un parziale allentamento delle misure restrittive ed il ritorno condizionato ai luoghi di lavoro – riaprono le sedi della CEI.
Per le prime due settimane, le disposizioni tendono a favorire per quanto possibile la modalità di smart working; a chi rientra in ufficio è richiesto di seguire scrupolosamente alcune prescrizioni, corredate dall’intesa tra le parti sociali.
Per questo periodo continuerà a non essere consentito l’accesso agli esterni.
Queste Brevi note, con cui la domenica sera dall’inizio dell’emergenza sanitaria la Segreteria Generale ha cercato di alimentare un rapporto di condivisione innanzitutto tra i Membri della Conferenza Episcopale, giungono a conclusione.
La Segreteria Generale
Roma, 3 maggio 2020