Le sommesse preghiere e i melanconici canti dei cattolici accorsi per assistere – come al capezzale di un moribondo – alla devastazione, fortunatamente parziale di Notre Dame, cattedrale di Parigi, esprimevano molto chiaramente la condizione di un cattolicesimo ormai in minoranza ma certamente ancora capace di trasmettere qualcosa. Infatti agli iniziali pochi fedeli, man mano se ne aggiungevano altri sempre più numerosi, e poi anche persone non credenti o solo non praticanti che cercavano di ricordarsi le parole di preghiere o canti mariani ormai da molto non utilizzati e che in quel momento tragico ritornavano fortemente nel cuore anche se più lentamente sulle labbra. Questo cattolicesimo in minoranza però sperimenta l’affettuosa vicinanza del Suo Pastore ricordando quando Gesù aveva detto: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre è piaciuto dare a te il Regno” (Lc 12, 32) con il successivo invito a preparare un tesoro nei cieli perché dov’è il tesoro, lì c’è anche il cuore. La devastazione materiale di Notre Dame può essere letta come emblema della devastazione spirituale del nostro mondo occidentale.
L’equilibrio che in fondo potrebbe essere l’elemento unificante delle virtù, diventa parametro fondante della retta coscienza del cristiano che non si accontenta di raggiungere il livello di persona dabbene in una società spesso inquinata da basse quote etiche, ma tenta – illuminato dalla Parola di Dio e sostenuto dalla invisibile Grazia che gli giunge dalla pratica sacramentale – di seguire il Maestro che lo invita alla continua conversione, al perdono, all’amore vicendevole, alla trasmissione – attraverso una vita onesta ed esemplare – del grande Messaggio d’amore che Gesù ci dona con la Sua Passione-morte e la Sua gloriosa Risurrezione.
Che il Signore ci sostenga in questo compito missionario, festoso annuncio della Pasqua.
✠ Salvatore, arcivescovo