1. Un po’ di storia. Voi sapete come da alcuni anni la custodia del creato, il dramma dell’inquinamento ambientale, la sofferenza della gente, le malattie e le morti sono diventate un’urgenza nelle nostre terre. In questi ultimi anni la sofferenza della gente ha interpellato le nostre Chiese della Campania. E noi abbiamo registrato la vicinanza dei vescovi e dei sacerdoti alla sofferenza della gente, gli appelli e le denunce dei vescovi della Campania, l’impegno di tanti, il sorgere di comitati o gruppi di persone che si rivolgono a noi …
La CEC ha istituito da anni la Giornata Regionale per la Salvaguardia del Creato, preparata e organizzata dal Settore per i Problemi Sociali, la Pace e la Custodia del Creato, diretto da Mons. D’Alise. Ricordiamo il cammino fatto nelle Diocesi della regione, a partire da Aversa (2014), Acerra (2015), e poi nelle Diocesi di Pozzuoli, Nola, Benevento, Sant’Angelo dei Lombardi, Sessa Aurunca, Sorrento-Castellammare e, infine, Salerno. Ma a costituire un assoluto punto di riferimento è stata l’Enciclica profetica Laudato si’ di Papa Francesco, di cui nel prossimo maggio ricorre il quinto anniversario; Documento letto ed apprezzato più nel mondo “laico” che il quello ecclesiale.
2. Da due anni noi vescovi di alcune Diocesi della Campania, quelle, di fatto, più interessate al dramma dell’inquinamento ambientale, stiamo facendo un cammino insieme. All’inizio quattro diocesi (Acerra, Aversa, Caserta, Nola), poi si sono aggiunte spontaneamente e gradualmente altre: Capua, Teano-Calvi e, recentemente, Sessa Aurunca con Alife-Caiazzo. All’inizio siamo stati sollecitati da un gruppo di medici per l’ambiente. Nel novembre 2018, in piena emergenza dovuta ai roghi tossici, abbiamo invitato le nostre comunità a vivere una giornata di digiuno e di preghiera; l’invito fu ben recepito ed abbiamo vissuto un forte momento comunitario.
3. In questi due anni noi vescovi di queste diocesi ci siamo incontrati periodicamente, ci siamo confrontati, soprattutto per capire la questione ambientale, alquanto complessa; e per questo abbiamo incontrato il Ministro Costa ed il dott. Lucio Romano, estensore nella precedente legislatura di un’indagine parlamentare al riguardo. Ma soprattutto ci siamo incontrati per discernere il nostro compito di Vescovi, e l’impegno delle nostre Chiese, che abbiamo individuato soprattutto nell’annuncio, nell’educazione e, qualora fosse necessario, nella denuncia profetica.
4. Nello stesso periodo, da tre anni, la Commissione della CEI per il Servizio della Carità e la Salute, di cui io sono membro, ha portato avanti la riflessione sul rapporto tra Ambiente e Salute. I due soggetti (e, cioè, noi vescovi delle otto diocesi e la Commissione della CEI) siamo confluiti nella programmazione di un Evento da vivere in occasione del quinto anniversario della Laudato si’, ad Acerra il prossimo 18 Aprile. A cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica è opportuno verificare lo stato di accoglienza del Documento e riflettere insieme sull’impatto della mancata cura del creato sulla salute della popolazione. Siamo partiti da un dato ufficiale fornito dal Ministero della Salute, che ha censito ben 57 “Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche” (SIN), dei quali alcuni si trovano a Nord e altri nel Centro e nel Sud.I territori individuati insistono su 70 Diocesi italiane. Per quell’evento saranno invitate anche queste Diocesi.
5. E arriviamo a questo incontro di oggi. Più volte, in questi due anni noi vescovi abbiamo sentito l’esigenza di coinvolgere i presbiteri e i diaconi delle nostre Diocesi. Perché? Nella lettera che vi abbiamo inviato accenniamo ad alcune motivazioni. Vi si dice, infatti, che ci «sembra che la sensibilità e l’educazione alla custodia del creato non siano passate nel vissuto concreto della pastorale ordinaria, cioè negli itinerari di fede (catechesi) e, soprattutto, nella nostra predicazione. Più in generale, noi vescovi siamo preoccupati dell’ “affievolimento” della dimensione profetica del nostro ministero, non solo per quanto riguarda la questione ambientale, ma in genere, per tutto ciò che riguarda la dimensione sociale della fede. Non ne parliamo, non educhiamo abbastanza alla pace, alla giustizia e alla salvaguardia del creato. Siamo consapevoli che, se tale dimensione non entra nel tessuto ordinario della pastorale, di fatto essa non passerà. Ci chiediamo: sarà per la stanchezza? per la rassegnazione? (in fondo, così si pensa, che cosa possiamo fare noi di fronte ad un dramma di tali proporzioni?). Eppure, non possiamo tacere: siamo di fronte ad un vero dramma che già segna il presente e certamente segnerà il futuro delle nuove generazioni».
È solo una sensazione che è da verificare nell’incontro di oggi. Ma rimane forte l’impressione che molti di noi si tengono a parte da questi problemi, con la sovraesposizione di alcuni (magari accusati poi di protagonismo) e con il silenzio dei tanti. Perché siamo restii? Certo, fatta salva la buona fede, si deve dire che forse siamo figli dell’educazione ricevuta nei Seminari e nelle Facoltà. Oppure, secondo altri, si pensa che scendere in questo campo significa “fare politica”… oppure forse ci sentiamo inadeguati ad affrontare problemi di tale complessità… oppure alcuni ritengono che “ci devono pensare i laici…”. Ritengo che scontiamo un po’ tutti un deficit formativo: non siamo stati educati sufficientemente alla dimensione sociale della fede; la Dottrina Sociale della Chiesa, che è parte costitutiva dell’evangelizzazione, è poco conosciuta. Oppure anche sfatare la concezione che parlare profeticamente di questa materia significhi “prendere posizione, schierarsi”.
6. È superfluo qui (ma forse ce ne sarebbe bisogno, e prima o poi dovremmo farlo) richiamare le motivazioni teologiche e spirituali di quanto sto dicendo. Abbiamo celebrato da poco il grande Mistero dell’Incarnazione del Verbo e sappiamo che la salvezza cristiana è una salvezza “incarnata”, “Caro cardo salutis” dicevano gli antichi Padri. Noi crediamo in Gesù vero Dio e vero Uomo: Dio e uomo, cielo e terra, fede e storia, preghiera e impegno vanno sempre insieme; diversamente significherebbe negare il Mistero dell’Incarnazione.
7. La finalità, dunque, di questo incontro è quello di avviare un discernimento, tra noi vescovi, insieme con voi, presbiteri e diaconi, e infine con le nostre comunità, a partire dai nostri collaboratori e dagli uffici diocesani (l’evento del 18 aprile è soprattutto indirizzato a questi ultimi soggetti). La finalità è quella di ascoltarci, confrontarci, raccontarci le esperienze in atto nelle nostre Chiese, dirci le difficoltà (se è vero e fino a che punto è vero quell’ “affievolimento della dimensione profetica del nostro ministero”); in particolare vogliamo fare un passo in avanti e chiederci come, di fatto, far entrare nel tessuto della pastorale ordinaria questa sensibilità per la custodia del creato, e, in ultima analisi, come recepire la Laudato si’ nelle nostre comunità.