Lo Stemma

DUC IN ALTUM

Descrizione Araldica dello Stemma


Lo stemma episcopale di Mons. Pietro Lagnese si presenta, composto dallo scudo (a forma di calice), la croce a doppio braccio in palo, il cappello prelatizio, con cordoni a dieci fiocchi (ordinati 1.2.3.4) di colore verde e il cartiglio inferiore in oro con la scritta in nero, come da tradizione araldica ecclesiastica.

Gli elementi rappresentati all’interno dello scudo sono la colomba e la stella, poste in alto rispettivamente a sinistra e destra, il monogramma greco “Χ” “Ρ” (Chi – Ro), con la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, α (alfa) e ω (omega), in formato minuscolo e, in basso, sempre al centro, una serie di bande ondulate di colore bianco e blu, indicanti il mare; nel cartiglio sottostante l’iscrizione Duc in altum”.

Il colore oro degli elementi rappresentati nello stemma e il colore blu dello scudo, da una parte esprimono la partecipazione alla natura divina donata ai battezzati, dall’altra la risposta dell’uomo alla vocazione alla santità che si manifesta nell’impegno a vivere in maniera alta la vita cristiana e ad andare in profondità.

Tra gli elementi rappresentati una particolare importanza, per posizione e dimensioni, è data al monogramma greco “Χ” (equivalente a “chi” nell’alfabeto latino) “Ρ” (che indica il suono “ro”). Il “Χ” e il “Ρ” sono, nella lingua greca, le prime due lettere della parola Cristo (“Χριστός” – Christós) e, pertanto, indicano il Signore Gesù, Unto del Padre, centro della fede cristiana e cuore dell’annuncio della salvezza. Il “Χ” (Chi) è scritto, come in molte raffigurazioni antiche, a forma di croce. Nella mente del vescovo, il monogramma greco richiama l’espressione che l’apostolo Pietro rivolge allo storpio che egli guarisce mentre entra nel Tempio di Gerusalemme insieme a Giovanni. Allo storpio, che tende la mano per l’elemosina, Pietro annuncia: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!» (At 3,6). La possibilità di rialzarsi, di risorgere, di vivere una vita nuova è data all’uomo solo in Gesù Cristo. Non c’è salvezza se non nel suo nome! (Cfr. At 4,12).

Questa salvezza è per ogni uomo: riguarda tutto l’uomo e tutti gli uomini di tutti i tempi. L’alfa e l’omega poste a sinistra e a destra del monogramma indicano che essa è integrale e universale.
Il mare, in basso nello stemma, richiama la missione evangelizzatrice della Chiesa affidatale da Gesù. L’immagine del mare ricorda il mistero del peccato e della morte, da cui Cristo è venuto a liberarci. La chiesa è chiamata a gettare le reti per tirare fuori dalle acque gli uomini e le donne che vivono nelle tenebre e nell’ombra della morte, nella quale la luce del cielo non penetra.

In questa opera l’intero Popolo di Dio, pastore e gregge, è sospinto dal soffio dello Spirito Santo, di cui è immagine la colomba posta a sinistra. È lo Spirito, infatti, che conduce la Chiesa; è Lui che la guida e le dà la forza (Cfr. At 20,22).
La stella a otto punte rappresenta invece Maria, la Stella del mare, segno di consolazione e di sicura speranza: la Chiesa la invoca e contemplandola, pur tra burrasche e tempeste, non perde la rotta. I cristiani, sostenuti dall’intercessione della panaghia (tutta santa) e dai tanti testimoni che brillano nel firmamento del Cielo, corrono con perseveranza nella corsa che sta loro davanti tenendo fisso lo sguardo si Gesù (Cfr. Eb 12,1- 2).

L’espressione “Duc in altum” – “Prendi il largo” – (Lc 5,4) esprime infine l’invito del Signore Gesù a scommettere su Dio e a credere nella potenza della Sua Parola che rende feconda l’azione della Chiesa. Come il pescatore di Galilea, essa è chiamata ogni giorno a dire al Suo Signore: “Sulla tua Parola getterò le reti” (Lc 5,5), nella certezza che Colui che le chiede di fidarsi e di seguirlo renderà piena e abbondante la sua vita, desiderosa di contagiare tante altre persone perché si lascino “prendere” da Lui.