Capua, Basilica Cattedrale – 14 aprile 2022
Carissimi sacerdoti, diaconi, consacrate, seminaristi e fedeli laici, il brano del profeta Isaia che si sente mandato per portare il lieto annuncio, è attualizzato dal commento di Gesù nella sinagoga di Nazareth: “Oggi si è adempiuta questa parola che avete ascoltato”, aprendo la prospettiva della speranza.
In questo mondo segnato dal male, dal peccato, dalla drammaticità degli avvenimenti e soffocato dalla paura del domani, con la pandemia che sembra non terminare mai e una precarietà ancor più alimentata dalla spietatezza e l’orrore della guerra che mai avremmo immaginato potessimo conoscere e temere, la risposta del cristiano non può che essere l’annuncio della pace donata da Cristo Risorto.
Il Santo Padre non manca di far risuonare ogni giorno la sua parola di riconciliazione e di pace. La guerra – ha più volte ripetuto Papa Francesco – è “infamia dell’umanità e sacrilegio” perché fa soffrire e uccide l’uomo, immagine di Dio. All’udienza di ieri il Pontefice ha riaffermato: “L’aggressione armata di questi giorni è un oltraggio a Dio”. “La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata, mai!”. “Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo”.
Voler affidare la croce della 13ma stazione nella Via Crucis che si celebrerà domani – Venerdì Santo – nel Colosseo a due donne, una ucraina e l’altra russa, è un gesto cristiano di fraternità e segno di pace. Sapete tutti cosa ha provocato: critiche da molte parti, soprattutto dall’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede. Quello però che fa soffrire di più è la contestazione dell’arcivescovo greco-cattolico, primate di Ucraina che ha dimenticato di essere lì con mandato Pontificio che presuppone il suo dovere come cristiano a testimoniare, nonostante le crudeltà di una guerra subita, la prospettiva del perdono e non dell’odio. Purtroppo oggi, anche nella Chiesa, chiunque si può permettere di criticare il Papa, anche quando ci ricorda le parole di Gesù che parla di perdono e riconciliazione. Dovremmo ricordarci anche noi che, se incriniamo il caposaldo del “primato petrino”, incriniamo ancor più la Chiesa, alimentando la sua graduale erosione che stiamo da tempo sperimentando. La Chiesa non potrà scomparire perché è opera di Cristo, ma nei prossimi anni potremo subire ulteriori esperienze di sfaldamento.
Gesù, l’Agnello immolato, nel brano dell’Apocalisse è presentato come “il testimone fedele, il primogenito dei morti, il sovrano dei re della terra…. Alfa e Omega, principio e fine…che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il Suo Dio e Padre”.
I seguaci di Gesù sono tutti Profeti, Re e Sacerdoti.
Oggi, Giovedì Santo, è la festa del sacerdozio: festa di tutti i battezzati divenuti Sacerdoti in forza del Sacramento della rinascita, (Sacerdozio Battesimale) ma soprattutto festa del Sacerdozio Ministeriale istituito da Gesù la vigilia della Sua passione.
Nella Messa crismale che prende nome dal Crisma, benedetto insieme all’olio dei Catecumeni e degli Infermi (colgo l’occasione per ringraziare le Suore Eucaristiche di San Vincenzo Pallotti che da anni offrono l’olio il Giovedì Santo), la Liturgia ripresenta l’icona della consacrazione che avviene mediante l’unzione e la preghiera.
Dopo l’omelia i Presbiteri rinnoveranno le promesse sacerdotali che hanno emesso il giorno della loro ordinazione. Sarà non solo il ribadire la volontà di attualizzare oggi quanto giurato all’Onnipotente, ma riproporle col vivo desiderio di continuare a sperimentarle facendole risplendere di nuova luce.
Carissimi sacerdoti, ricordo sinteticamente a me e a voi queste promesse che tra poco rinnoveremo:
Essere fedeli dispensatori dei misteri, soprattutto dell’Eucaristia e diventare più disponibili per il Sacramento della Riconciliazione al fine della santificazione del popolo cristiano. Mai saltare la S. Messa quotidiana, essere sempre disponibili per le Confessioni. Ricordate: è vero che si sta perdendo o si è perso in parte il senso del peccato ma se ci mettiamo nel confessionile e i nostri fedeli lo sanno, verranno a confessarsi. Fare il possibile per tenere le chiese aperte ai fedeli che possono entrare a far visita a Gesù Sacramentato.
Nella predicazione adempiere il Ministero della Parola nel fedele insegnamento della Fede cattolica, non altro. “Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo” come ci ricorda San Paolo nella prima ai Corinti (5, 20-21), non siamo proclamatori delle nostre idee.
Dedicarsi assiduamente alla preghiera come comandato dal Signore e implorare continuamente la divina misericordia. La preghiera è fondamentale nella vita del sacerdote, asse portante dell’esistenza di un consacrato.
Tutti voi, diaconi, religiose, seminaristi, fedeli laici, tra poco sarete invitati a pregare per i sacerdoti e per me.
Fatelo sempre: siate coscienti che la preghiera per il Papa, il Vescovo, i Sacerdoti li aiuterà a vivere meglio il loro Ministero assistiti e guidati dallo Spirito Santo.
Pregate anche per le vocazioni sacerdotali e religiose purtroppo carenti, in modo particolarmente grave, nel nostro tempo.
Ricordate un brano di Isaia (è il cap. 6,8); il profeta sente la voce del Signore che dice: “Chi manderò? Chi andrà per noi?” e risponde: “Eccomi, manda me!”
Ancora oggi il Signore domanda: “Chi manderò? Che ci sia qualcuno, anche oggi in mezzo a noi che, sentendosi chiamato dal Signore possa rispondere: “Eccomi, manda me!”.
✠ Salvatore, arcivescovo