Abbiamo pregato, come responsorio tra le letture, con quattro versetti del salmo 18, quello che certamente tutti conoscete e che inizia con la lode del creato: “I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento”.
L’autore sacro loda e ringrazia il Signore per il dono della creazione e della legge divina insita nella natura ed esplicitata tramite la rivelazione a Mosé e considera i giudizi di Dio più preziosi dell’oro e più dolci del miele.
Il salmo responsoriale, nell’impianto della Liturgia della Parola, è la risposta del credente alla Parola ascoltata nella prima lettura, il fedele risponde alla Parola di Dio con la stessa Parola di Dio, utilizzando la preghiera dei salmi.
Nella prima lettura – Libro della Sapienza – è Salomone che parla e si riferisce alla sua celebre preghiera di Gabaon quando al Signore che gli chiedeva cosa desiderasse, il giovane re domandò un cuore docile e la saggezza nel governare.
Sappiamo dal racconto del primo libro dei Re (1Re 3,7-12) che il Signore gli accordò anche altro perché aveva rettamente domandato.
Carissimi fratelli, nella nostra preghiera chiediamo la docilità del cuore perché siamo resi capaci di accogliere i suggerimenti del Signore per rettamente condurre la nostra vita e, se abbiamo responsabilità come genitori, educatori, responsabili di comunità, renderci disponibili a lasciarci invadere dalla forza di Dio per saggiamente governare.
Innanzitutto governare noi stessi aprendo le vele dell’anima al vento dello Spirito Santo. Qual è il segreto per riuscire a possedere un cuore docile? L’intimità divina. Entrare in un colloquio intenso con il Padre celeste non solo con parole pronunciate con la bocca ma attraverso un profondo cammino interiore che ci permetta lentamente di uniformarci alla Sua volontà nell’impegno e, superando il nostro egoismo e i nostri personalismi, ci consenta di vivere come Lui vuole che viviamo.
Il brano evangelico di oggi lo sottolinea perfettamente “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Vivere la preghiera come strumento di comunione con Dio, lasciarsi stringere dall’abbraccio del Padre, condotti dalla testimonianza redentrice del Figlio nello Spirito, è la necessaria premessa per ogni impegno apostolico di evangelizzazione.
Noi tutti, sacerdoti, diaconi, religiose, fedeli laici, ci sforziamo di impegnarci nella costruzione del Regno di Dio con molteplici iniziative che spesso riempiono le nostre giornate. Nella seconda lettura di oggi San Paolo esorta il fedele discepolo Timoteo a impegnare tutta la vita nell’evangelizzazione senza risparmiarsi “insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento” (cfr. 2Tm). Ma la sollecitudine doverosa del fare (l’ha detto Gesù: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo) ha un fondamentale preludio nel colloquio intimo e profondo con il Signore; questo colloquio intimo e profondo è la preghiera, che veniva definita dal catechismo di San Pio X l’elevazione della mente a Dio. Questa terminologia deriva da un piccolo trattato di San Roberto Bellarmino che porta un titolo simile. Un brano di questo trattato l’abbiamo letto nell’Ufficio delle letture di oggi. Il Santo vescovo richiama il salmo 18 e si rivolge al Signore: “Cosa vi è di più facile, di più soave e dolce che amare la bontà, la bellezza e l’amore?” e aggiunge “Tu arrivi perfino a promettere un premio a quelli che osservano le tue leggi, pur essendo queste già per se stesse più preziose di molto oro e più dolci di un favo di miele”.
Nel Vangelo più volte gli evangelisti raccontano che Gesù viveva intensamente l’intimità col Padre e gli apostoli spesso lo vedevano raccogliersi in preghiera da solo, in disparte, sul monte. La parola e l’esempio del Maestro erano per i suoi discepoli la strada tracciata da seguire per costruire la casa sulla roccia, una esistenza fondata su Gesù che sia in grado di non temere gli eventi tumultuosi del mondo.
Questa strada la seguono i veri discepoli, l’hanno seguita fedelmente i santi.
Oggi celebriamo la solennità del nostro Patrono San Roberto Bellarmino. Visse, come sperimentiamo anche noi anche se in modo diverso, in tempi burrascosi anche per le insidie degli eretici cui contrappose una limpida predicazione in difesa delle verità della Fede.
Avete visto che abbiamo finalmente allestito la cappella delle reliquie come in moltissime cattedrali. Oltre all’antichissima cassa con il corpo di San Prisco, Protovescovo e Martire della nostra Chiesa locale che sarà deposta a breve al centro della grande vetrata istoriata, sono state esposte alla venerazione dei fedeli molti reliquiari finora custoditi in depositi tutelati. Anche questa esposizione è soprattutto un invito alla preghiera tramite l’intercessione della Chiesa trionfante: i santi e i beati che già sperimentano la gioia eterna nella Patria celeste.
Il Santo Padre ci ha donato la bella e semplice Esortazione Apostolica Gaudete et exultate, sulla universale vocazione alla santità. Chi l’ha letta ricorda quando propone di guardare alla santità della porta accanto: per esempio “i genitori che crescono con tanto amore i loro figli, gli uomini e le donne che lavorano per portare il pane a casa, i malati, le religiose anziane che continuano a sorridere” (n. 7).
L’altro ieri il Papa a Palermo, nel 25° dalla morte del Beato Don Pino Puglisi ha parlato di questa coraggiosa santità contemporanea: “Don Pino non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli antimafia e nemmeno si accontentava di non fare nulla di male, ma seminava il bene. Venticinque anni fa, quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria con il sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore”. “Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio perché credono nell’amore e vivono per servire”. E poi dopo l’esortazione ai mafiosi a convertirsi – li ha chiamati fratelli – ha aggiunto: “Il mondo non ha bisogno di uomini d’onore ma di uomini d’amore”.
Assisi. Olio per la lampada della Basilica
Il prossimo 4 ottobre sarà la Regione Campania a donare l’olio per la lampada che arde per tutto l’anno nella Basilica di San Francesco, Patrono d’Italia.
Ogni diocesi parteciperà con una delegazione di fedeli. I vostri parroci ve ne avranno già parlato ma non abbiamo ancora riscontri sui numeri effettivi dei fedeli che interverranno. Mercoledì prossimo incontrerò i sacerdoti che mi faranno avere i riscontri necessari.
Formazione permanente
Nel nuovo anno pastorale imposteremo il nostro percorso di formazione permanente per i sacerdoti e i laici sul tema del Trasfigurare, uno dei verbi del Convegno di Firenze del 2015.
Vogliamo brevemente ricordare la riflessione emersa da quell’importante assise della Chiesa italiana: “La trasfigurazione è anzitutto un’esperienza evangelica, essa è stata per i tre discepoli l’accedere alla verità del mistero di Cristo”. È Gesù a trasfigurarsi ma sono i discepoli che cambiano la relazione col mistero di Cristo “che appare loro nella sua intima verità, alla luce della Legge e dei Profeti” (Convegno di Firenze 2015). Ne deriva una consapevolezza che si trasmetterà ad ogni fedele battezzato, consapevolezza che dalla esperienza della Chiesa primitiva si espande, si concretizza e si evidenzia sempre meglio fino ai nostri giorni: “Trasfigurare significa essere condotti come Chiesa al discernimento, all’interno del mondo nel quale il cristiano sta senza tuttavia appartenervi. Una Chiesa che sa stare nel mondo senza mondanizzarsi” (ib.). Ricordiamo le parole di Gesù che ribadisce la presenza dei suoi discepoli nel mondo ma la loro non appartenenza alle realtà transeunti “Sono nel mondo ma non sono del mondo” (Cfr. Gv 17).
Scuola-Base per laici
Quest’anno concludiamo l’ultimo anno della Scuola di formazione di base per operatori pastorali. L’anno prossimo ricominceremo il percorso.
Per coloro che hanno già terminato negli anni precedenti, per i membri dei Consigli pastorali, e quanti lo desiderano, oltre alla riflessione sulla Chiesa chiamata a incarnare il trasfigurarsi, saranno presentate le figure del Venerabile Don Donato Giannotti, sacerdote della nostra Arcidiocesi, fondatore delle Ancelle dell’Immacolata e del Venerabile P. Simpliciano della Natività, religioso dei Frati Minori Alcantarini, fondatore della Suore Francescane dei Sacri Cuori: due Istituti religiosi presenti in modo significativo nella nostra Chiesa locale. Due figure Don Donato e P. Simpliciano che hanno incarnato il trasfigurarsi rendendosi trasmettitori della luce che proviene dal Risorto.
Inoltre vi comunico che è quasi alla conclusione l’inchiesta diocesana sulle virtù della Serva di Dio Madre Anna Sardiello, fondatrice delle Suore Eucaristiche di San Vincenzo Pallotti che hanno la Casa-Madre a San Prisco. Al più presto la documentazione diocesana sarà inviata – con voto positivo – alla Congregazione per le cause dei Santi.
Sinodo dei giovani
Siamo alla vigilia del grande evento del Sinodo dei giovani voluto da Papa Francesco.
Si terrà dal 3 al 28 ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. L’11 e il 12 agosto il Santo Padre ha incontrato una rappresentanza dei giovani italiani. C’erano anche i nostri; una rappresentanza piccola – poco più di 70 – ma vivace. Durante l’anno ci si è preparati con incontri in diversi luoghi della diocesi e potremmo dire che il coinvolgimento c’è stato, ma forse solo per i giovani che già frequentano le nostre parrocchie e i nostri gruppi associati. L’impegno per raggiungere “i lontani” si è tentato, ma credo non sia bastato per farci considerare i risultati come chiaramente significativi. Attendiamo quanto ci dirà il Sinodo e riprendiamo il cammino senza scoraggiarci.
Il tema “giovani, fede, discernimento vocazionale” ci riporta alla fonte del problema; il discernimento vocazionale è prodotto da una vita di fede. Tutte le vocazioni nascono da una scelta che fa della fede il caposaldo della vita di un giovane. La mancanza o l’impressionante diminuzione di Ministri Ordinati, di scelte oculate per la vita consacrata, la gracilità dell’impianto matrimoniale sia nella preparazione che nella esperienza della vita di coppia, ci pone di fronte non solo la problematica ma la necessità di un impegno che non può essere rimandato.
A voi sacerdoti nelle vostre parrocchie, a voi religiose, a voi genitori nelle vostre famiglie, a voi tutti fedeli laici impegnati nelle aggregazioni laicali – gruppi, movimenti, associazioni – l’invito a pregare, a discernere con equilibrio, a scoprire tutte le vocazioni e, nel caso di scelte per il Ministero ordinato e la Vita Consacrata, a sostenerle con coraggio.
Famiglia
Insieme alla crisi vocazionale e la difficoltà di avvicinare i giovani alla pratica vera della fede, c’è da considerare anche la crisi della famiglia: non solo la diminuzione significativa dei matrimoni, e non solo di quelli celebrati in chiesa, ma in alcuni casi il tentativo di spettacolarizzazione del rito che impoverisce la grandezza del sacramento “segno dell’unione di Cristo con la Chiesa”, la facilità della separazione, la perdita del senso di sacralità del sacramento. È inoltre gravemente preoccupante l’aumento delle tensioni e delle violenze all’interno del nucleo familiare e purtroppo l’alto numero di eventi criminali che sembra aumentare.
L’Ufficio famiglia sta curando una nuova edizione dello strumento di preparazione dei nubendi con i suggerimenti dei parroci e di quanti sono impegnati nella pastorale familiare. Forse potrebbe essere opportuno rivitalizzare i “gruppi famiglia” in ogni parrocchia creando cenacoli di preghiera e di ascolto.
Accoliti, Lettori, Ministranti
Gli appuntamenti di formazione vi saranno comunicati dai vostri parroci che vi consegneranno l’Agenda con le date.
Ministri straordinari della Santa Comunione
Per i Ministri straordinari della Santa Comunione: sarà necessaria la presentazione dei nuovi che saranno scelti dai parroci tra quelli che hanno frequentato il triennio della Scuola di Formazione di Base e la riconferma per coloro che già esercitano questo delicatissimo ministero dedicato soprattutto ai malati. Il 15 dicembre, sabato precedente la III domenica di Avvento, qui in Cattedrale durante la S. Messa vespertina, Mandato per tutti, sia per coloro che saranno riconfermati che per i nuovi.
Migranti
La problematica è vasta e credo condividiate che sia una situazione non facilmente valutabile e gestibile, anche perché sembra che il fenomeno sia destinato a durare ancora per molto in Europa. Non mi addentro nella questione di fondo: bastano le parole del Papa.
Solo una precisazione perché possiate conoscere come stanno realmente le cose e rispondere a quanti potrebbero chiedervi informazioni.
Nei giorni scorsi si è detto che a Capua sarebbero giunti 40 migranti. A Capua non è giunto nessuno. I migranti della nave “Diciotti” accolti dalla nostra Arcidiocesi erano solo tre e non erano a Capua ma a Castel Volturno nel nostro Centro Fernandes. Dico che i tre erano perché, come in altre diocesi, hanno preferito allontanarsi non avendo interesse a restare in Italia; hanno collegamenti familiari in Germania. Il nostro compito era solo quello di renderci disponibili a quanto ci chiedeva la Chiesa italiana.
In ogni caso sappiate che le persone che, per vari motivi, alla data di oggi sono accolte al Centro Fernandes non sono ospitati a spese dello Stato ma sostenuti dalla nostra Chiesa locale. Attualmente sono 11 uomini (prima accoglienza) tra cui due disabili. Uno studente universitario del Senegal per il progetto Centro Studi che potrà consentire agli studenti che frequentano le Università di Capua, S. Maria Capua Vetere e Napoli di poter essere ospitati gratuitamente, poter studiare, conseguire una laurea (anche con borse di studio) per poi ritornare nei loro paesi a trasmettere quanto hanno appreso nelle nostre Università ed esercitarvi una professione qualificata. Poi due donne, di cui una disabile quasi cieca, in tutto 14 persone. Sappiate che talvolta sono le stesse Forze dell’ordine che portano al Fernandes questi sventurati non sapendo dove condurli. E nel nostro Centro trovano accoglienza. Nel numero del settimanale Kairos che vi è stato distribuito c’è un piccolo riquadro che elenca i servizi che il Fernandes eroga per i bisognosi.
Termino dicendovi – ma molti di voi già lo sanno – che domenica scorsa, 9 settembre, un nostro sacerdote, don Luigi Moretti, ha lasciato questa vita dopo una dolorosa malattia.
Ai funerali, celebrati a S. Maria Capua Vetere martedì 11, moltissimi fedeli, soprattutto giovani, hanno voluto testimoniare il loro affetto, riuniti nella preghiera.
All’omelia dissi che la Chiesa di Capua si scopre più povera mentre si arricchisce la Chiesa celeste. Invitavo tutti a chiedere al Signore il dono di sante vocazioni perché si possa supplire alla mancanza di sacerdoti.
Una coppia di sposi mi ha scritto offrendomi una riflessione che non posso non condividere. Richiamavano il passo del Vangelo in cui Gesù parla del seme che, caduto in terra, muore e porta frutto. La morte, anche se ti sconvolge, può essere una semina che il Signore sparge nel cuore di tutti, specialmente dei giovani.
Il Signore ascolti la nostra preghiera, ci renda uomini e donne di preghiera che sperimentano quotidianamente l’intimità divina, ci aiuti la costruire la nostra casa spirituale sulla Roccia che è Gesù, ci dia la capacità di trasmettere l’insegnamento evangelico con rispettosa, adeguata parola e soprattutto con una limpida testimonianza di vita.
Capua, Basilica Cattedrale, 17 settembre 2018
✠ Salvatore, arcivescovo