07 ott | Omelia all’ordinazione presbiterale e diaconale

Omelia all’ordinazione presbiterale di adriano Antonello Rendina e Angelo Merola e ordinazione diaconale di Lorenzo Consolazio

Capua, Basilica Cattedrale – 7 ottobre 2022.

 

Un saluto ai sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, ai pochi seminaristi che restano, (mentre speriamo che il Signore ci faccia la grazia di chiamare altri a seguirlo e per questo lo preghiamo), i ministranti delle diverse parrocchie presenti e a voi tutti fedeli laici qui riuniti per questo importante appuntamento della nostra Chiesa locale.

 

Carissimi Adriano e Angelo, siamo giunti al giorno della vostra ordinazione presbiterale, e per te – Lorenzo – quella diaconale. Vi siete preparati, specialmente in quest’ultimo anno fuori del Seminario, con entusiasmo e trepidazione. Vi auguro che per tutta la vostra vita continuiate a sperimentare l’entusiasmo e – anche – la trepidazione. Entusiasmo si capisce, ma perché la trepidazione? Sappiamo che “trepidazione” non significa solo timore o batticuore ma, soprattutto nel nostro caso, vuol dire stupore e profondo rispetto per i Santi Misteri affidati alle vostre mani. Prego il Signore che per tutta la vita vi accostiate alla Divina Liturgia nella piena consapevolezza della vostra indegnità per il grande dono che il Signore vi farà tra poco.

Vi cito un brano di Sant’Agostino tratto dal Discorso sui pastori e che abbiamo meditato non recentemente nell’Ufficio delle letture. Il Santo Vescovo di Ippona si rivolge ai suoi fedeli con queste parole:

Noi che il Signore, per bontà sua e non per nostro merito, ha posto in questo ufficio  di cui dobbiamo rendere conto, e che conto!  dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere cristiani riguarda noi stessi; l’essere posti a capo invece riguarda voi. Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità, in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra salvezza. Forse molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più facile della nostra e camminando tanto più speditamente, quanto minore è il peso di responsabilità che portano sulle spalle. Noi invece dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani, ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell’esercizio del nostro ministero, come pastori” (n. 46).

La prima lettura della Liturgia della Parola di oggi, è tratta dalla Lettera di San Paolo agli Efesini. Mentre l’Apostolo è in prigione li esorta a comportarsi “in maniera degna della chiamata che hanno ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, a sopportarsi a vicenda nell’amore avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Cfr. Ef 4, 1-5).

Costruire Comunità evangelizzanti nel segno dell’unità, superando incomprensioni e visioni diverse, è il compito dei sacerdoti in collaborazione con il loro Vescovo. È quanto la Chiesa, invitata dal Papa, sta mettendo al centro della sua attenzione nell’impegno della seconda parte del cammino sinodale.

Nel brano evangelico poco fa proclamato il Signore esorta i discepoli – e noi qui riuniti – ad essere sale della terra e luce del mondo.

Cosa vuol dire essere sale e luce? Dare sapore alla nostra vita e comunicarlo ai nostri fedeli. C’è una bellissima espressione del Papa nella sua ultima Enciclica Fratelli tutti: proporre una forma di vita dal sapore di Vangelo. Questa espressione, che troviamo all’inizio dell’Enciclica, richiama un concetto base della spiritualità di San Francesco. Nella sua Lettera a tutti i fedeli il Santo di Assisi scrive: “poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore”.

Questo compito fondamentale dell’annuncio del Vangelo e della santificazione per mezzo dei Sacramenti è quanto la Chiesa si aspetta da voi che esprimerete con una totale dedizione per il bene delle anime.

Il brano evangelico di oggi si chiude con l’esortazione “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

Lo farete anche trasmettendo la gioia di sperimentare ogni giorno uno stato di vita scelto nella libertà, scelta gioiosa che potrà assumere anche la connotazione di una continua proposta vocazionale che sembra un’eco quasi impercettibile nel nostro mondo, completamente sordo a stimoli spirituali. La mancanza di vocazioni al Ministero ordinato e alla vita consacrata è purtroppo una grave carenza che tocca anche la nostra Chiesa in modo considerevole.

Più volte ve ne ho parlato e quotidianamente rifletto su questo grave problema, affidando nella preghiera questa ulteriore nostra povertà.

Ma la mancanza di vocazioni non può né deve farci allentare l’attenzione, perché si abbia il coraggio – nonostante l’urgenza di provvedere alla copertura delle parrocchie in grave precarietà, di avere presbiteri che guidino le nostre Comunità con responsabilità e integrità – procedendo con una scelta oculata e una esigente formazione. In altre parole non un’accoglienza acritica di qualsiasi possibile proposta, considerando le non procrastinabili urgenze della Chiesa, ma essere conviti che la più grande necessità è quella di avere preti santi, obbedienti al Magistero del Papa e dei Vescovi, generosamente premurosi verso i bisogni dei fedeli, totalmente dediti all’annuncio del Vangelo e poco disponibili a interpretazioni personali di un impegno pastorale a propria immagine.

Nella orazione colletta, con la quale abbiamo iniziato questa solenne Liturgia, abbiamo pregato perché lo Spirito di pietà e di fortezza possa rendervi annunciatori forti e miti del Vangelo e degni ministri dell’altare.

È quello che tutti noi vi auguriamo di fare ogni giorno della vostra vita.

Voglio sperarlo anche per me, vostro Vescovo, per tutti i sacerdoti della nostra Chiesa di Capua e quelli di tutto il mondo.

Oggi la Chiesa celebra la Memoria liturgica della Beata Vergine del Rosario; con l’intercessione della Madre di Dio, nonostante le nostre incapacità e inondati dalla Grazia impetrata, dobbiamo essere certi di poterci riuscire.

 

✠ Salvatore, arcivescovo