omelia di mercoledì delle ceneri
Capua, Basilica Cattedrale – 6 marzo 2019
Ogni anno, come sapete, il Papa invia ai cristiani cattolici un messaggio per il Tempo di Quaresima. Breve messaggio ma forse poco o per nulla conosciuto.
Quest’anno la sua riflessione è partita da un brano di San Paolo ai Romani nel quale l’Apostolo parla di una trasformazione, per lo più inavvertita, dell’intera creazione verso il suo completamento, una benefica trasformazione che però è inficiata dal peccato. La frase di Paolo è questa: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19).
La pienezza della rivelazione che avverrà solo al compimento della storia è però un cammino, gioioso ma difficile del seguace di Gesù che, cercando di migliorare se stesso, tenta anche di migliorare il mondo.
Carissimi fratelli, siamo radunati per la celebrazione dell’Eucaristia in questo giorno di inizio della Santa Quaresima. Tra poco benedirò le ceneri prodotte bruciando col fuoco le palme e i rami di ulivo della Domenica delle Palme dello scorso anno e ciascuno di noi, a cominciare da chi presiede questa assemblea, riceverà il segno di purificazione mentre udrà le parole: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” o l’altra formula equivalente “Convertiti e credi al Vangelo”: la conclusione del racconto del peccato originale, Dio che nel paradiso terrestre ricorda all’uomo che è custode ma non padrone del mondo e non è lui che stabilisce i confini del bene e del male ma solo il Creatore, e le prime parole della predicazione di Gesù, Figlio di Dio incarnato per la condivisione della nostra povera umanità al fine di redimerci dal peccato con la sua morte e risurrezione.
Lo sintetizza mirabilmente San Paolo nel brano poco fa letto come seconda lettura: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2Cor 5,20).
Questo grande evento è il messaggio che noi credenti dovremmo fare nostro e portarlo agli altri nonostante le nostre miserie, anzi appunto perché coscienti della nostra debolezza dobbiamo farci portatori della salvezza non meritata ma acquisita solo per misericordia. Ancora San Paolo lo ribadisce: “Noi siamo ambasciatori, per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.
Per vivere bene la nostra riconciliazione col Signore e annunciarla agli altri è necessario essere pienamente convinti di aver bisogno di convertirci.
Abbiamo pregato come salmo responsoriale tra le letture la preghiera penitenziale per eccellenza, il salmo 50: “Pietà di me o Dio nel tuo amore, nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Crea in me o Dio un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Rendimi la gioia della salvezza. Apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. Questa ultima espressione la conosce bene chi prega con la Liturgia delle Ore perché ogni giorno introduce la preghiera mentre si traccia sulle labbra un segno di croce.
Consapevolezza della nostra miseria e insieme certezza della misericordia di Dio. Prima lettura, profeta Gioele: “Laceratevi il cuore e non le vesti” cioè fate veri frutti di penitenza. La predicazione del profeta ha anche una dimensione di annuncio: se il popolo si converte, se il peccatore cambia vita, il Signore sarà misericordioso e ricolmerà di beni la sua eredità; nessuno potrà dire: ma “Dov’è il loro Dio?”.
Cari fedeli laici, talvolta anche oggi, noi tutti possiamo provocare in quelli che consideriamo lontani dalla pratica religiosa questa insidiosa, retorica domanda: Dov’è il vostro Dio? Dovremmo chiederci: Ma noi riusciamo a far vedere loro che Dio è con noi? O dobbiamo piangere come invita il profeta? È vero che la fede è un dono di Dio ma bisogna comunicare le opere grandi del Signore, parlandone e facendolo vedere nella nostra vita. San Paolo lo diceva ai Romani parlando dei lontani: “come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?” (Rm 10,14). Il primato dell’annuncio è la testimonianza; si allontanano più persone per una sola cattiva azione, uno scandalo, una contro-testimonianza di un cristiano – ministro ordinato, religioso o fedele laico che sia – anziché per centinaia di conferenze anticattoliche ed eretiche.
Dialogare con tutti, anche con quelli che sembrano rifiutare il dialogo, e sempre con pazienza e tolleranza, certi dell’accompagnamento continuo della Grazia di Dio. Non in tutte le situazioni ci riusciremo, ma dovremo avere il coraggio di ricominciare comunque.
Possiamo sintetizzare il programma dell’itinerario quaresimale che stiamo per percorrere iniziando da questo giorno, mettendo in pratica le parole di Gesù nel Vangelo: Non fare nulla per essere ammirati dagli uomini ma solo aspettarci la ricompensa dal Padre che è nei cieli e che vede nel segreto dell’anima.
Elemosina, preghiera, digiuno.
Vi riporto la sintesi della riflessione di Papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima che prima vi ho citato:
“Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene.
Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia.
Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia (non solo materiale), alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore.
Le parole finali della seconda lettura ci aiutino a realizzare il programma quaresimale secondo l’invito di Gesù: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. Paolo riprende una frase del profeta Isaia (Is 49, 8) e la attualizza per la Comunità dei Corinzi.
Sentiamoci anche noi coinvolti in questa attualizzazione. Consideriamo questo momento e questo giorno occasione di salvezza per noi, non lasciamolo trascorrere invano. Iniziamo la Santa Quaresima con l’impegno di lasciarci trasformare dalla Grazia del Signore per giungere rinnovati alla celebrazione della Pasqua.
✠ Salvatore, arcivescovo