“In mezzo all’oscurità di una città che non ha spazio né posto per il forestiero che viene da lontano, in mezzo all’oscurità di una città in pieno movimento e che in questo caso sembrerebbe volersi costruire voltando le spalle agli altri, proprio lì si accende la scintilla rivoluzionaria della tenerezza di Dio”. Lo ha fatto notare il Papa, nell’omelia della Messa di Natale celebrata questa sera nella basilica di San Pietro. Francesco ha ricordato che “il Figlio di Dio dovette nascere in una stalla perché i suoi non avevano spazio per Lui”. “A Betlemme si è creata una piccola apertura per quelli che hanno perso la terra, la patria, i sogni”, ha affermato il Papa tracciando un parallelo con l’attualità: “Persino per quelli che hanno ceduto all’asfissia prodotta da una vita rinchiusa”. “Nei passi di Giuseppe e Maria si nascondono tanti passi”, il quadro delineato dal Papa: “Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra. In molti casi questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente”.