omelia alla celebrazione: “presentazione del Signore al tempio”

Capua, Basilica Cattedrale – 2 febbraio 2019

Festa della “Candelora”, Festa delle luci. Presentazione del Signore al tempio, Festa di Gesù Luce che si manifesta al mondo.

Il vecchio Simeone, pieno di Spirito Santo, lo afferma decisamente: “Luce di rivelazione alle genti, gloria del popolo d’Israele”.

Abbiamo iniziato la nostra celebrazione liturgica annuale, nella quale la significativa presenza di quanti in diocesi sperimentano il carisma della vita religiosa, racconta l’impegno – talvolta nascosto – di tante anime consacrate che ogni giorno, nonostante rallentamenti o difficoltà, offrono la testimonianza continua di un amore silenzioso, spesso non compreso da un mondo distratto, testimonianza che è dedizione, offerta e sacrificio in piena unione con Gesù che è certamente il Salvatore e il Redentore, ma resta “segno di contraddizione”.

La spada, non solo del dolore per le sofferenze del Figlio amato, ma a doppio taglio come è la Parola di Dio che ti entra nel cuore è, soprattutto per Maria, la continua verifica di una vocazione che parte dalla Concezione Immacolata e raggiunge la pienezza nella gloriosa Assunzione al cielo in anima e corpo.

Ma anche per il battezzato l’esperienza vocazionale nascente dall’accoglienza di una Parola tagliente, che non può essere fatta scivolare sull’anima, ma può ritornare a Dio che l’ha pronunciata solo dopo aver fatto germogliare la Grazia, è la stessa esperienza della Vergine Madre, la nostra vissuta certamente in maniera infinitamente ridotta rispetto alla esplosiva grandezza della Benedetta tra le donne, ma ugualmente capace di trasformare l’esistenza. I consacrati e le consacrate che oggi ricordano la loro scelta di indiviso amore per il Signore, sono con Maria “pieni di Grazia” e insieme “trafitti” dalla spada della Parola di Dio, spinti a realizzare nel quotidiano dell’esistenza l’identificazione con Gesù, modello della Nuova Umanità e vivente sacrificio per la redenzione del mondo.

Per questo la vita consacrata è detta “Profezia del mondo che verrà”, segno di un’appartenenza particolare che oggi stenta ad essere compresa ed amata. Le difficoltà che un giovane, una ragazza sperimentano nel verificare una possibile scelta di vocazione alla vita di speciale consacrazione al Signore, nascono proprio da questa disattenzione della cultura contemporanea distratta dall’immanente presente e incapace di contemplare, o almeno anche solo timidamente intravedere, il trascendente futuro.

La prima Giornata della vita consacrata risale al 1997 per volere del Papa San Giovanni Paolo II che, al termine del Sinodo dei Vescovi sulla Vita consacrata, volle istituirla perché la scelta di speciale consacrazione annuncia e, in un certo modo anticipa, il tempo futuro.

Carissimi fratelli, è vero che l’impegno del cristiano nel mondo si realizza con fatti concreti che manifestino l’amore per Dio e per i fratelli, ma è importante e fondamentale capire che vivendo bene i due comandamenti che sono la base dell’insegnamento di Gesù noi realizziamo la vocazione alla santità che è il possedere ed essere posseduti dall’Onnipotente. Ricordate quanto Gesù affermò: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?”. Che giova guadagnare il mondo? Qual è la prospettiva di una vera realizzazione della creatura?

Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione pastorale sulla Chiesa, ci dà i giusti parametri per inquadrare il problema: “L’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione di quello che sarà il mondo nuovo” (GS, 39). È l’invito all’equilibrio che deve contraddistinguere la vita del cristiano mentre sperimenta nel pellegrinaggio il suo essere tra il già e il non ancora.

Come è difficile comprendere, anche per noi che pensiamo ormai di aver capito. La scelta è quotidiana, richiede ogni giorno un’adesione generosa, gioiosa e – talvolta – dolorosa, come può provocare la tagliente lama della Parola di Dio.

Egli è qui per la salvezza o la rovina di molti… segno di contraddizione”; il vecchio Simeone lo profetizza e noi ancora oggi lo sperimentiamo non solo vedendo cosa succede fuori di noi, ma forse qualche volta anche dentro di noi. “Segno di contraddizione” perché “siano svelati i pensieri del cuore”. La scelta vocazionale richiede non solo l’acquisizione quotidiana di una chiamata che suppone un sì continuo ma, insieme, anche la disponibilità a convertirci ogni giorno. E ogni giorno si svelano i pensieri del cuore.

La prima lettura di oggi ci dà lo stimolo necessario a guardare oltre il limite del tempo: Malachia, l’ultimo profeta col quale si chiude l’Antico Testamento, parla dello scandalo del male e dell’intervento di Dio per vincerlo.

Quando l’offerta del popolo potrà essere gradita al Signore? Quando giungerà Colui che “come fuoco del fonditore e lisciva dei lavandai” fonderà e purificherà.

L’incarnazione del Signore è la prova della condivisione di Cristo con la povera natura umana. Il Signore che ci ha salvato con la Sua morte Redentrice e la Sua Gloriosa Risurrezione non ci abbandona. Non siamo soli nei marosi del mondo. Non siamo soli e abbandonati alla tempesta.

Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” è la promessa di Gesù. Che il Signore ci consenta di accorgercene sempre in modo che non siamo preda dello scoraggiamento, afflitti da un continuo, tenebroso sconforto in vicende che sembrano espressioni di un male inarrestabile, tentati dal pensiero di una impossibile disattenzione di Dio, ma sempre confortati dall’abbraccio della misericordia e della speranza.

Ogni battezzato è chiamato ad essere portatore di questo annuncio e particolarmente voi, consacrati e consacrate, fatelo diventare quotidiano impegno e costante trasparenza di Gesù “Luce che illumina il mondo, gloria del Suo popolo”.

 

✠ Salvatore, arcivescovo

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