È il centro della predicazione apostolica e resta il nucleo fondamentale dell’annuncio cristiano oggi. Le parole di Pietro nella sua prima omelia a Pentecoste “Quel Gesù che voi avete ucciso appendendolo alla croce, noi ve lo proclamiamo Risorto. E di questo siamo testimoni”, devono ancora oggi risuonare nella nostra testimoniante predicazione con il medesimo, poderoso accento del primo tra gli apostoli.
Il testo di una canzone del 1967 scritto da Guccini e ripreso più recentemente da una famosa cantante recita “Dio è morto. Se Dio muore è per tre giorni, poi risorge”.
Il brano, che sembra far risuonare l’affermazione nichilista di Nietzsche, fu a suo tempo ritenuto irriverente e censurato dalla Rai ma – per molti stranamente – fu in seguito trasmesso da Radio Vaticana che evidentemente ne aveva intuito il grido di speranza e colto il profondo, anche se tragico senso che richiedeva coraggio nell’affermare il superamento del male e della morte nella Risurrezione di Cristo Crocifisso, emblema di ogni uomo che soffre. Nella sofferenza umana, nelle tragedie provocate dall’egoismo, nel rivoltarsi consapevole nelle paludi del peccato, nelle grandi infamie che la storia registra e che purtroppo si ripetono, Dio scompare come sembra scomparire nel grido di Gesù in croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Ma all’alba del terzo giorno risuona un’altra voce: “Non cercate tra i morti Colui che è il vivente”.
I cristiani sono chiamati a rivedere la Passione di Gesù prolungata in tutti i sofferenti, impegnarsi ad affiancarli e sostenerli in fraterna condivisione e, nel contempo, annunciare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Santa Pasqua, Buon Passaggio.
✠ Salvatore, Arcivescovo